Lo YOM KIPPUR e la libertà di Stefano Severi di scrivere quello vuole

Lo YOM KIPPUR e la libertà di Stefano Severi di scrivere quello vuole

Lo YOM KIPPUR (quest’anno il 2 ottobre), è il giorno della penitenza e della riconciliazione ed è il giorno più sacro dell’anno, la lettura prevista è il libro di Giona, un librettino breve e divertente, che narra una vicenda molto interessante.
Abbiate pazienza, cercherò di essere breve e circonciso, ma la storia di Giona va raccontata, perché è utile al nostro scopo.
Allora Giona è un profeta atipico. È uno che se ne frega dei comandi di Dio, disubbidisce, fa quello che vuole, anzi fa il contrario di quello che gli viene comandato; Dio gli dice di andare a Ninive a dire che hanno esagerato e che Dio li vuole punire. Giona si alza e parte, per la direzione opposta. (ostinata e contraria). Sono cose che non si fanno, Dio vede Giona che dorme a bordo di una barca, gli comanda di alzarsi, ma Giona ancora disubbidisce, e così Dio comincia a far agitare il mare.
I marinai impauriti pregano i loro dei, poi scoprono che la “colpa” è di Giona, lo vanno a svegliare e per salvarsi lo buttano in mare (È Giona stesso che dice, ok, buttatemi in mare non mi importa di morire, così vi salverete).
Dopo averlo buttato in mare, tutti i marinai pregano Dio di non incolparli della morte di Giona (notate la finezza, per salvarsi ognuno prega il proprio Dio, ma buttato Giona, tutti pregano quello di Giona… eh la religione, l’oppio dei popoli). Voglio dire che i marinai che pensano di buttare in mare Giona per salvarsi la pelle sono un po’ merdine, non perché hanno paura di morire, ma perché sono pronti a sacrificare una vita in cambio della loro, mi ricordano certi personaggi che hanno trasformato tuttocesena in un comitato d’affari.
Giona in mare pensa di morire, ma Dio ha per lui altri progetti e lo fa inghiottire da una balena (vi ricorda qualcosa?) dove vi rimane per 3 giorni (vi ricorda qualcosa?) prima di piegarsi e accettare di andare a Ninive a fare quello che il Signore gli aveva comandato di fare.
Giona arriva a Ninive (di controvoglia) e comincia l’annunciazione: 40 giorni e poi Ninive kaputt!
I ninivesi si impauriscono e si convertono diventando mansueti e timorati e Dio misericordioso decide di graziarli.
Giona si incazza di brutto; ma come, dormivo, mi fai buttare in mare, sto 3 giorni nella pancia di una pesce puzzolente, vado dove mi hai detto di andare, dico quello che mi hai detto di dire, poi tu cambi idea e mi fai fare la figura del cioccolataio?
Instizzito, esce dalla città e si piazza sotto un albero, contento di aver trovato un posto isolato e fresco dove fregarsene del mondo.
Alla notte Dio gli secca l’albero sopra la testa e al mattino Giona è sotto al sole cocente.
A questo punto Giona perde la brocca e chiede a Dio di farlo morire.
Ma Dio per la seconda volta non lo ascolta e rilancia chiedendogli “ma ti sembra giusto morire per un albero secco?”
Ecco che siamo arrivati in fondo alla storiella di questo profeta particolare, poco incline all’ubbidienza, incazzoso, pronto a sacrificare se stesso (e non solo) per le proprie convinzioni.
Strano che in una festività così solenne, si legga la storia di un ribelle.
Oppure no. Oppure la storia di Giona ci insegna che il diritto di poter esprimere la propria opinione, anche contro quella di tutti gli altri, anche contro quella di Dio, è un diritto che fa parte della natura stessa dell’uomo.
Giona/Severi ha diritto di disubbidire, di pentirsi nel caso, di arrabbiarsi, di capire dove sbaglia e correggersi.
Ma non credo che ci sia qualche dio (minuscolo) che abbia il diritto di dire a Severi cosa deve scrivere, non credo ci sia qualche Dio che possa mandare una tempesta e costringere Severi a buttarsi in mare per salvare i marinai della sua barca (barca che è molto mal frequentata), marinai peraltro che hanno ognuno un Dio diverso e mi fermo qui.
Non credo ci sia un dio (sempre più minuscolo) che possa far fare 3 giorni di penitenza a Severi dentro una balena, o che possa mandarlo a predicare a Ninive.
Perché mi viene da pensare che oramai la libertà di opinione finisca dove finiscono le veline dell’ufficio stampa, mentre invece la pluralità delle posizioni e dei punti di vista, dovrebbe essere bene accolte da tutti e non liquidate come una fastidiosa interruzione alla narrazione del momento.
Se ho buona memoria, anni fa, Severi, insieme al giovane travini (che poi ha capito bene come si fa a stare al mondo, dalla parte giusta), dicevano cose che nessuno si voleva sentir dire.
Dicevano che il Cesena era stato derubato ed era sull’orlo del fallimento.
Cosa ricevettero in cambio?
Ritorsioni dalla società e insulti dai tifosi.
Allo stadio non si entra e sui social “sputate nel piatto dove mangiate” “bisogna remare dalla stessa parte” “parassiti” “rifiuti tossici pericolosi” ecc ecc.
Addirittura ci fu qualche tifoso, che versando soldi nelle tasche, lasciamo perdere di chi, si era autoproclamato più tifoso degli altri, e si metteva davanti ai veri responsabili della situazione e faceva scudo con il mantello da supertifoso.
Eppure aveva ragione Severi a scrivere quei 10 spunti così fastidiosi. (andate a vedere il video della serata “incontriamoci”, molto istruttivo).
I 10 spunti sono oggi diventati un suk di luoghi comuni movimentisti, curvaioli, propal, pentastellati e altre sciocchezze tra le peggio assortite, perché se travini si è infurbito, severi si è rincoglionito, ma ogni tanto, qua e là, la fiammella è ancora accesa. Tremolante, ma accesa.
Capisco il Cesena che è abituato con il 90% dei giornalisti di cesena, addestrati benissimo a rispondere ai comandi della società, dicevo, capisco la frustrazione nel trovare qualche pecorella fuori dal gregge, ma se davvero vuole comunicare efficacemente, invece di annunciare napalm e pandemie a tutti quelli che sono in contatto con Severi (pare che anche la maestra delle elementari di Severi sia stata contattata dal cesena per significarle il divieto di ogni tesserato di prendere lezioni di italiano; quindi niente licenza elementare per la prima squadra), potrebbe spiegare con molta pazienza le ragioni per cui Severi ha preso un grande granchio e agire in modo rispettoso della libertà di opinione.
Poi certo, la atavica incapacità di ammettere i propri errori non aiuta la causa del dialogo, ma cosa ci volete fare, nessuno è perfetto (a parte travini ovviamente).